La visione – 1. Primavera 1910

La visione

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Primavera 1910

“Un giorno, in modo assolutamente inatteso perché il mio spirito era allora occupato in cose del tutto differenti, intravidi nella mia immaginazione lo spettacolo di un grande rito sacro pagano: i vecchi saggi, seduti in cerchio, che osservano la danza fino alla morte di una giovinetta che essi sacrificano per rendersi propizio il dio della primavera.”

ph Ribes Sappa

Era la primavera del 1910. Stravinsky stava ultimando la composizione del suo primo balletto, L’uccello di fuoco, quando ebbe la visione. L’impressione fu così forte che la raccontò all’amico Nikolaj Roerich e al direttore dei Balletti russi, Sergeij Djagilev. Djagilev era un uomo astuto, e capì subito che da quell’idea si sarebbe potuto trarre un nuovo, potente balletto. Ma Stravinsky era spaventato dalla difficoltà di mettere in musica un tale progetto, e rimandò, preferendo comporre un Capriccio per pianoforte e orchestra che poi sarebbe diventato la Danza russa della Petruška .

Da dove era scaturita quella visione? Nelle sue memorie, Stravinsky ricordò che la cosa di cui aveva più nostalgia, del suo Paese, era la violenta primavera di Russia, “che sembrava cominciare in un’ora ed era come se la terra intera si spaccasse”. Era allora alla prima esperienza all’estero, e non poteva prevedere né la Rivoluzione d’Ottobre né che avrebbe trascorso gran parte della vita in esilio, senza rivedere più l’amata patria. Era lontano dalla sua Russia e la sua mente aveva condensato in una visione la forza della primavera russa.