Liubou (Cristina Basile)

Mi chiamo Liubou, ho dieci anni. Sono sul tram, il tram strilla. O sono io a strillare? Sono io, dentro di me, tanto da coprire gli applausi di una platea intera.
Torno dal mio primo balletto, “Scarpette Rosse”, e i miei piedi hanno una tale voglia di danzare che temo si staccheranno a breve dal corpo, proprio come nella storia originale. Immagino mia madre mettersi a correre per recuperarli, farsi spazio tra i passeggeri infreddoliti.
Era stata lei a mettermi in mano il libro con tutte le fiabe di Andersen. Ricordo quella con l’illustrazione di una dama luminosa, dritta fra alberi di limone, sotto un cielo fatto di volti di anime miniaturizzati e una luce gialla che allagava il foglio e si irradiava sulle mie guance.
A proposito della leggenda per cui sono i libri a trovare i lettori giusti, io ricevetti “Scarpette Rosse” alla vigilia del mio primo corso di danza che si teneva a Lublino, un quartiere povero di Mosca. La vigilia, per l’ansia, dovetti fingere di mangiare: approfittavo della sbadataggine di mio padre, che guardava il telegiornale con la consueta amarezza, per appiccicare il bollito nel doppiofondo del tavolo.

madre8-1


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