Approfondimenti
Liubou V (Cristina Basile)
Lo spettacolo 2
Dopo qualche minuto riuscii a calmarmi: complice la voce di mia madre che, parlando di cose qualunque, come una mano mi riportò alla realtà, alla pesantezza e alla materia delle cose profane, di ogni giorno. Mosca sfilava fuori dal finestrino, sotto i nostri occhi impietriti dal freddo.
Aiutata dal dito di mia madre che passava sulle cose che sfilavano sotto i nostri occhi: l’orologiaio, Aleksandr!, la bisca, la piazza centrale. La cioccolateria Alenka, sulle cui confezioni risaltava da un mese il ritratto di Svetlana Allilueva, la figlia di Stalin!
Improvvisamente il ghiaccio sgelò e il procedere del tram andò finalmente alla stessa velocità del sangue nelle mie vene e delle speranze nel mio cuore. Su quella vecchia ferraglia, più che mai altrove sulla terraferma, mi ero sentita felice e ricolma di gratitudine: era stato lì che avevo capito cosa volevo essere; era stato lì che avevo messo a punto la mia missione di vita.
Scesi. Il desiderio, seppur ancora alto e intenso, si ricompose. Se poco prima aveva piroettato, ora, per usare il gergo della danza classica, aveva assunto la prima posizione ed ero pronta a lavorare sodo per arrivare dove volevo.
Passarono dieci anni, fatti di giorni in cui, rientrando a casa dalle lezioni, c’era sempre per me, sotto al canovaccio, la torta Sharlotka nelle fattezze che il cuore di mia madre, invecchiato e condizionato dal tempo, le faceva prendere.
Mi chiamo Liubou, oggi compio vent’anni ed è il mio primo giorno da ballerina del Bolshoi.
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