Recensioni
Miss Rosselli di Renzo Paris per Neri Pozza editore
a cura di Giovanna Giolla
Questo libro è fondamentale per la storia dell’antifascismo italiano che ha come protagonista Amelia Rosselli, una delle voci più alte del Novecento.
È l’incontro tra due anime affini quello che si è verificato nella vita e si ripropone nella memoria : il poeta Renzo Paris è affascinato dalla sua amica e maga, Amelia Rosselli.
È palpabile in tutta la biografia la fascinazione di Melina su Renzo Paris, di lei appassionato ammiratore.
Amalia Rosselli, figura tragica, come una eroina greca, si staglia di fronte ai poeti contemporanei come una star, posseduta, invasa dall’ispirazione poetica cui dedicò e sacrificò la vita.
Creatura di un altro mondo, figura irraggiungibile, indecifrabile.
Paris ripercorre con precisione la vita di lei, momento dopo momento, fisico, spirituale, psichico, fino al tragico finale del suicidio, dando anche un quadro sociologico e storico degli anni Cinquanta e Sessanta in cui Miss Rosselli ha vissuto la sua vita di donna giovane e matura.
Chi legge questa biografia vede sfilare sotto i suoi occhi l’ambiente letterario dell’epoca cui Amelia partecipa attivamente, prima e poi insieme a Paris.
A essa aderirono personaggi del calibro di Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia, di cui la Rosselli è cugina, di Rocco Scotellaro, amico amoroso di lei, poeta degli ultimi, indagatore dei riti magici del Sud.
Renzo Paris parla da protagonista sia nell’ambito letterario sia nella scena politica del travagliato secondo Dopoguerra.
Miss Rosselli, figlia del martire antifascista Carlo , il cui assassinio fu uno dei tanti traumi della sua vita, è attenta ai fatti politici e sociali come Paris ci dice delineando con acutezza il pensiero antiborghese di lei , il suo avvicinarsi al Partito Comunista fino all’iscrizione ad esso, la profonda conoscenza del pensiero socialista del padre, le frequentazioni del popolino romano che lei amava.
Amelia Rosselli ci appare nel libro come persona sensibilissima all’arte, segnata da abbandoni e traumi gravi e continui che diedero origine, spesso, a ricoveri in clinica.
Paris con sapienza psicologica indaga sull’infanzia difficile di lei, sul suo ambiente familiare complicato e traumatizzante.
Egli sa, perché scava nelle pieghe della psiche di Amelia, come in una seduta spiritica.
Ecco che il biografo affronta il problema linguistico, quello della necessità di trovare una lingua in cui Amelia potesse esprimersi.
Sottolinea la sua estraneità alle tre lingue inglese, francese, italiano in cui visse immersa pur sentendo di non poter appartenere e padroneggiare nessuna di esse.
Per molto tempo la poetessa coltivò con serietà studi musicali, essendo la musica un tentativo di superare le tre lingue sopra citate.
Paris ci descrive la sua attività musicale e i suoi incontri con grandi musicisti.
Ci presenta Amelia come una straniera, come un’emigrata, un’ apolide, un’ ebrea e quacchera, mai interamente accettata e forse mai amata, nemmeno dalla madre.
In tutte le pagine c’è una bizzarra nostalgia che somiglia alla felicità di qualcosa che non morirà mai. Ora Melina è finalmente eterna.
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