Cronaca di un amore deflagrato

a cura di Giuseppe Rizza

Nella realtà editoriale italiana così variegata variopinta multiforme e qualitativamente alta come un vulcano spento, esistono ancora delle lucciole che sembrano indicarci la presenza pulsante di isole dove si coltiva la ricerca e si rivalutano penne che non si editano più come un tempo.

È il caso della collana Pennisole, diretta da Dario Voltolini, a cui non saremo mai sufficientemente grati per il suo lavoro di scrittore e allenatore di talenti.

Pennisole – ospitata dalla casa editrice hopefulmonster – pubblica con una cadenza che vorremmo anche maggiore, singoli racconti di singoli autori e autrici, e ultima per uscita è Clic, di Mario Giorgi.

Vincitore diversi decenni fa del prestigioso Premio Calvino con il romanzo Codice, in questo racconto lungo Giorgi traccia un monologo dal vago sapore beckettiano, di un tale banalmente chiamato Mario Rossi, di cui sostanzialmente non conosciamo nulla.

Non sappiamo cosa siano realmente i clic grazie a cui vengono interrotte le sue riflessioni torrentizie, e possiamo solo immaginare che il luogo del delirio del signor Rossi sia probabilmente – grazie alla citata presenza di tale dr.Dickmans – un ospedale, più o meno psichiatrico.

Eppure, nei suoi sproloqui ondivaghi abilmente contenuti dall’autore grazie al ricorrere del meccanismo dei clic, il lettore si perde nella visione del mondo, ipercritica e genericamente oppositiva, del protagonista.

Altra interessante e imperdibile uscita della casa editrice di Torino è la pubblicazione del catalogo Palermo mon amour, che raduna fotografie d’autore di Enzo Sellerio, Letizia Battaglia, Franco Zecchin, Fabio Sgroi, Lia Pasqualino.

È la cronaca storica, sociologica, sentimentale, di una città osservata e ripresa da cinque sguardi differenti, dal 1952 al 1992, e che può vantare al suo interno anche di contributi scritti, su tutti quello del sempre puntuto Giorgio Vasta, ormai controcantore della “sua” Palermo grazie anche al recente Palermo – Un’autobiografia nella luce.

Le opere di questi cinque maestri della luce e dello sguardo messi uno dopo l’altro ci consegnano una Palermo fuori da ogni stereotipo sociale, un lavoro altamente politico fin dalla lettura rabdomantica dei soli titoli di alcune di queste foto: “I bambini sono giocosi e malinconici nel quartiere Zen”, “Una bambina lava i piatti nel quartiere della Kalsa e non è mai andata a scuola”.

La copertina del libro con la lettera minatoria diretta a Letizia Battaglia, è già un paradigma di ciò che attende il lettore.

Se per Giorgio Vasta, Palermo è un’aberrazione del sentimento e del pensiero, per le due fotografe e per i tre fotografi dell’antologia, Palermo è soprattutto commozione, la commozione dello sguardo, il sentimento atavico della terra d’origine, il richiamo del sangue.

Non possono infatti lasciare indifferenti le visioni di: l’oca che appare in Piazza Magione, ripresa da Lia Pasqualino;

il gatto ferito dall’esplosione che ha ucciso il giudice Borsellino e la sua scorta, fotografato da Franco Zecchin; la spiaggia di Mondello in un giorno di agosto nel 1989, ritratta da Fabio Sgroi;

la ragazzina (le sue amate ragazzine…) alla Festa dell’Unità dell’81, di Letizia Battaglia.

Ma su tutti prevale imperioso l’insegnamento e la maestria del capostipite dei fotografi palermitani, quell’Enzo Sellerio che insieme alla moglie Elsa fonderà l’omonima e ancora pulsante casa editrice dalle copertine blu.

Sellerio riesce a rilevare Palermo grazie al Palazzo di Giustizia in costruzione, del 1955 (con la scritta GIUSTIZIA nascosta da delle assi in legno, e probabilmente ancora metaforicamente nascosta a distanza di più di mezzo secolo), il ristorante Spanò e Piazza Castelnuovo, nel 1954, l’asinello che fissa la portaerei americana.

Un’antologia che riesce a incantare e celebrare una città ancora sporca di poesia e non del tutto ripulita dalla prosa quotidiana del trascorrere dei giorni.