Panda! nel panorama dell’editoria italiana

a cura di Giuseppe Rizza

Nel panorama bulimico dell’editoria italiana sono presenti anche dei panda che speriamo si tengano in salute e magari – ma forse è chiedere troppo – essere d’esempio per altre realtà.

Non posso non citare la ricerca della giovane Utopia editore che oltre a farci conoscere autori provenienti da letterature ancora poco tradotte nel nostro Paese tentano anche di riportare d’attualità autori ingiustamente dimenticati come Ottiero Ottieri o Massimo Bontempelli; o ancora la casa editrice Tetra che pubblica racconti di autori e autrici italiani in un formato inedito; o la collana Pennisole curata da Dario Voltolini per la casa editrice Hopefulmonster.

E proprio le ultime due uscite della casa editrice di Torino sono un ulteriore esempio di intelligente selezione di talenti: è il caso di Francesca Zupin, che prima di questo Ruzzoloni, aveva pubblicato solo un anno fa il suo romanzo d’esordio e di Franco Stelzer con Stiratore di luce.

Voltolini recupera le atmosfere del trentino Stelzer affidandogli il racconto lungo che con delicatezza e empatia tratteggia per sottrazione la storia di Bodo.

Quest’ultimo trascorre le giornate lavorando nella stireria della madre, e la sua routine – tutta casa e lavoro – dipende quasi esclusivamente dalle pillole che regolano non solo la sua “normalità”, ma anche i suoi sentimenti.

L’autore trentino sembra suggerirci che l’autenticità del sentire, del vivere dando voce agli stimoli esterni e alle voci interne è una forma messa a repentaglio dal capitalismo e dalla modernità, dalla famiglia così come dalla medicina.

Il racconto della Zupin invece è un congegno che servendosi di misura stilistica e sorveglianza della frase tipica più di un’autrice matura che di una giovane autrice alla sua seconda prova, alterna in più fasi temporali la vita di due protagonisti: un uomo e una donna vicini di casa le cui vite si intrecciano durante gli anni.

Quella dell’autrice triestina è un’opera che si serve di un sentimento malinconico soffuso per raffigurare con sincerità e grazia l’esistenza di due figure apparentemente convenzionali ma che invece nascondono sguardi e stili di vita capaci di imporre al proprio destino un taglio apparentemente impersonale e invece del tutto originale.

Due esempi, quelli di Stelzer e Zupin di come si possa scrivere narrativa di qualità riuscendo ad essere anche popolari e fruibili a tutti.