Approfondimenti
Ti amo più di Paolo Fox.
VIII
Questa scena, misteriosa come nessun’altra, si svolge forse anch’essa in Arcadia, tanto la sua figurazione rende estraneo il luogo, e qui è la sua fatalità per questo tempo.
Quanto all’apparato, c’è un tempo che disloca la distesa come modo della sua disillusione, lacerazione stessa della figura archetipica dell’angelo il cui volto rimane fiero e del quale una delle ali di gloria è celata come il nero in cui ha tentato l’impossibile, sfidando l’ordine naturale nella sua perfezione più grave: la concezione. L’angelo è ormai Colui che porta il lutto che è per sé stesso, ed è questo lutto che cela a Maria per rivelare, grazie a questo moto stesso, il figlio della promessa, il primo dei due pastori della profezia.
Di certo il dipinto aggrava la trasgressione che non può rivelare ma di cui è la flagranza di delitto impronunciabile perché lì è dipinta la scena per eccellenza che non può esserlo, il mistero e il tabù di questi due esseri che possono vedersi solo l’uno con gli occhi dell’altro, dato che sono uno del cielo e l’altro della terra e su di loro poggerà l’edificio dogmatico ed escatologico più ardito di tutti i tempi.
Il pittore avrebbe sempre nascosto l’autoritratto del suo me mitico e esemplare, l’essenza stessa di ciò che come ogni artista è per sé stesso e solo lui un altro, per sempre.
IX
Qual è il tempo delL’Annunciazione? Essendo ramificato in così tante opere, stabilisce una prima pietra per l’edificio cristiano il cui orizzonte ancora ci sfugge.
Il giudizio sarebbe il rispecchiamento ultimo di una nota come il nome stesso di un colore maggiore, quello del giglio delL’Annunciazione, del fogliame al di là della finestra, nel giardino, sotto le stelle, nel vento e nel senzanome, colore maggiore che abolirebbe d’un tratto il nero e il bianco rendendoli esenti dalle loro definizioni che discolperebbe.
C’è anche la tunica dell’angelo dalla tinta intangibile della speranza delle innumerevoli variazioni, anche abbozzata, lei è quella di una gloria che si è fatta oblio di sé stessa e l’angelo può apparire senza corona di vita, il capo scoperto come i primi cristiani, senza nemmeno la sottile fascia del suo assoggettamento divino, e la stella d’argento della sua primazia lunare, in quanto la stessa che ha la prua per veglia e non il timone per scopo, scopo che Il Santo non lascia a nessun altro che Lui, prestando cura a conservare L’Accanto, che è il senso nella vita del senso, e il vento delLa Storia.
È con i dipinti delL’Annunciazione che l’idea di orizzonte ha una nascita e che può essere quella di una nudità. Lì il tempo è nudo perché è l’ultima notte dell’angelo.
L’angelo si era perso, perché aveva la Vergine da ritrovare.
Quale tavola e quale vaso sulla tavola, quali frutti e quali fiori avrebbe dipinto Morandi se questi esseri fossero stati per lui la distanza e il silenzio di una complicità fuori del tempo, quella ineffabile e atopica delL’Annunciazione?
L’Annunciazione compie una preghiera perché, ormai, una preghiera non potrà mai essere chiusa come il suo scopo, essendo ora la ferita di un amen e forse di una confessione e di una nostlgia sulla fronte benedetta di un bambino per responsabilità universale.
XIII
Trattare il tema dell’Annunciazione come se fosse una natura morta, questa mi sembra essere la riuscita di Duccio. L’angelo non annuncia forse una morte, un dato di fatto definitivo?
Le tre stelle del tabarro della Vergine non sono l’alibi della soglia bensì la certezza tangibile di un cielo, che ha incrociato, tra i tempi, fino a sposare il nome nella sua impossibilità, il nome vergine di tutti i nomi, perché innominato per sempre come la morte. Un blu morto, un nero opaco, fino alL’Oro dell’Addio, un numero che non gravita, la permanenza di un’intenzione, di un’intenzione che prorompe come sfida.
L’ambiguità non è nella trasposizione di una sensualità ma nell’irrevocabile dei neri, e di ciò che trancia, nell’orizzonte che sottrae.
L’artificio deliberato della natura morta che fa scena per un teatro, un oriente dello sposalizio occultato è nell’ordine di questa illuminazione manifesta che ha l’apparizione per durata, durata che segna di per sé stessa questo passaggio non definito.
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