[Traduzione da Le Dernier Homme, di Maurice Blanchot, a cura di Lisa Orlando]

[Traduzione da Le Dernier Homme, di Maurice Blanchot, a cura di Lisa Orlando]

blanc

L’afflizione s’impossessava di me, più di un sentimento – questa, era l’amicizia? Al contrario, io non mancavo mai di andare in suo soccorso allorché una domanda rischiava di indugiare nell’attesa. Un amico: io non ero destinato a questo ruolo, immagino mi fosse stato riservato un altro, che non riuscivo (ancora) a identificare.
Quello di nominarlo? Di conservarlo e conservarmi sotto l’approssimarsi di questo nome? Non ne sono certo; ciò non è che un riflesso che un istante colora il vetro sul quale (esso) si gioca.

Il nome stesso pone una separazione. Sarebbe una pietra lanciata eternamente verso di lui per attenderlo là dove lui è; e che, forse, avvertiva già vicinanza attraverso i tempi, e i tempi. E’ questo il gesto di un amico? Questa è l’amicizia? E’ questo che lui mi ha chiesto di essere: una pietra per lui, imponendomi di riconoscerlo sotto un tale nome, attirandoci come dentro una trappola? Forse per afferrarci in vita?

Ma io chi sono allora? Chi veglia con me, come sotto un altro cielo? E se lui è ciò che io so di lui, io non sono interamente abbandonato a me stesso?
Dunque, cos’è che lo smarrisce? Cosa cerca al mio fianco? Cosa lo attira? Ciò che (lui) è per me? Questo ‘noi’ che ci lega insieme, e dove non siamo né l’uno né l’altro? Qualcosa di acutamente intenso per l’uomo, una felicità infinitamente grande, e di cui non conosciamo nulla?

Forse, gli è dato di respirare accanto a ogni uomo felicissimo; forse, lui è il soffio che si mescola al desiderio; forse, lui passa attraverso l’istante che spezza i rapporti e sconvolge il tempo?
Forse, lui è (segretamente) dietro ciascuno di noi, colui che intravvediamo quando giunge la fine, e che si nutre di questo momento di pace e di sospensione sublime, che, dunque, ci attende; no, che noi ci accordiamo liberamente, perché lui è troppo solo, il più sventurato e bisognoso degli uomini? Ma, forse, non è che me stesso, senza mai fine – da sempre me senza me […].

[A m i c i z i a!
e nelle sue gesta la terra smetterà di morire.]
Lisa Orlando