AL LATTE MATERNO PREFERISCO LA MIA MERDA

a cura di Ianus Pravo


 

Non il vedere a denudare Vergine:
è il crepitare del grido in bocca,
latteo di ventre profondo: ne espone
-luteae violae mihi lacteumque,
invèi shuàl, bedabberò, dame agora-
acre di orina e sangue a limite, aria,
l’ovale. Il fuoco fonetico a carne
su carne, verità su gesto, cera.

Il corpo germina nel grido, fuori
della cui materia tutto è, soltanto,
materia. Paziente, la cecità
di spargersi n un silenzio dal battito
crescente è respiro che il Suo Amante
-a carne caro- riversa nei fiotti
del cenno a coltello su cui è ruotato
il tronco, si ricongiungono gli arti.