C’ero una volta

a cura di Ianus Pravo

 

Mi porto il cazzo dappertutto. Ci sono uomini per cui la fica è l’origine del mondo, per me ne è la fine. La fica è la degna tomba di ogni idea sublime. Nel momento in cui la prostituta finge l’orgasmo, il mondo è tolto dall’altare della nudità.
   Di quanto io guardo in una puttana, ciò che vedo non ha la minima importanza. Nella stanchezza dei miei baci vi è tutta la violenza della mia notte. Le mie mani respirano sui miei occhi una felicità che non è mia. Le iene ridono, io ti amo, e Dio è porco.
   L’amore (porno, che è abbandono; non eros, che è volontà) è la forma suprema dell’insensibilità verso la vita. La vita mi ruba Dio.
   Tu sei come sei, e va bene. Io sono come non sono, e non importa se va bene o se va male. Mi piace che la notte oscuri tutto, purtroppo non oscura se stessa, quindi sono di nuovo lí, con gli occhi feriti ma vivi, a passare lo sguardo sulla merda. Di notte gli angeli sono pipistrelli, perché nessuna luce copre la loro luce. Di notte le puttane sono Madonne, perché nessuna nudità copre la loro nudità.
   Faccio sempre più fatica a ricordarmi il significato delle parole: la mia mente è una Pompei sepolta dall’assenza di un cataclisma, dalla persistenza del postribolo come casa. Il denaro è l’uomo, disse un antico. Finché avrò soldi pagherò la mia nudità come pane per la mia notte. Misuro a palmi sul mio corpo il muro della notte.
   Sono stanco, sono così stanco che mi amo. La mia radicale espulsione dalla mia propria necessità è ciò che mi sento di chiamare amore. L’amore è la notte in cui sparire per sempre. In questa notte oscura potrei vederti con le mie labbra. Vado incontro alla notte come incontro alla mia esecuzione: non finirò mai d’illudermi.
   La prostituta è il mio suolo celeste (il suolo è il cielo di chi prega prostrato, che è la sola maniera di pregare con dignità). Il denaro disinfetta il mio io, che disinfetti l’io suo è chiedere troppo.
   L’assenza, a volte, ha la crudeltà d’incarnarsi in un’assenza.
   La bellezza non ha nulla di consolatorio, è una devastazione dei sensi. Di fronte alla bellezza non si può che chinare il capo, chiedere scusa, e sparire. Chi conserva la vita di fronte alla bellezza è un morto. Io non posso sopravvivere alla bellezza, perché la guardo con occhi sinceri.