Interviste
Solitarie scritture: Hei Wen (parte 1)
a cura di Elisa Audino
Hei Wen, poetessa cinese, sceneggiatrice, pittrice, regista, compare per la prima volta in Italia grazie alla poderosa opera di traduzione di Francesco De Luca, ed. Il Foglio Letterario: Poesia Celeste, più di 700 pagine, testo bilingue, divisa in tre sezioni Paradiso, Purgatorio e Inferno, in una sorta di capovolgimento dantesco, una voce rarefatta e dai tratti delicati e d’improvviso crudeli, che alterna un inconsueto slancio lirico a un misurato controllo. Le parole aumentano nel numero e in estensione mano a mano che dal Paradiso si avanza all’Inferno, le visioni reali si combinano con quelle quasi immaginifiche. Hei Wen, rimasta sola giovanissima dopo la morte precoce dei genitori e, in seguito, del fratello, trascorre dieci anni in clausura in un monastero buddista in una remota regione della Cina, studiando il rapporto tra la vita e la morte. Scrive il primo film a undici anni, nel 2005 pubblica la prima raccolta di poesie, del 2010 invece la sua prima importante personale di dipinti ad olio. Continua ad alternare le diverse forme espressive cinematografiche e figurative con la poesia, è vincitrice di numerosi premi, vive a Shanghai ed è sposata con Chris Doyle, regista e direttore della fotografia australiano naturalizzato cinese, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo e collaboratore storico di Wong Karwai.
Intervistiamo Francesco De Luca, il suo traduttore italiano.
estratto da solitarie scritture
come alimentare la solitudine?
bevendo zuppa di riso smielato
abbandonandosi ai lividi
mi ha strozzato il cuore, senza superstiti
solitudine
mi hai cucito abiti da lutto e da sposa
giusti giusti su misura
e al contempo
mi hai ingurgitata
son passata dall’esclusione al desiderio
dal desiderio all’infatuazione
Ciao Francesco, partiamo dalla traduzione. Il cinese – o almeno il mandarino – è una lingua molto diversa dalla nostra, è per lo più monomorfematica, tonale e, a complicare le cose: gli ideogrammi! E anche tu usi per lo più parole brevi o brevissime, c’è pochissima punteggiatura e non ci sono maiuscole. È un modo per riprodurre il suono originale o ‘l’atmosfera’ stessa creata dall’autrice? Che è rarefatta.
Ricordi bene. Durante la traduzione ho pensato che eliminare punteggiatura e maiuscole potesse essere utile a creare un’atmosfera quanto più vicina possibile alla dimensione originale.
Le ho sottoposto l’idea che le è piaciuta e così è stato. Tra l’altro in cinese non ci sono maiuscole o minuscole, si tende ad assolutizzare tutto. Ed è ciò che amo di più di questa lingua meravigliosa, oltre al suono, ovviamente, e al suo modo di codificare e intendere il tempo.
estratto da senza dimenticarti, non rispondere
mi odi
odi tutte le mie promesse
mi odi perché ho detto che non cambierò
mi odi perché ho detto che ti aspetterò per sempre
allora odia!
che odio anch’io
odia!
odia!
son già la nie xiaoqian che sopravvive all’inferno
senza dimenticarti
e ti prego
non rispondere
Leggendo le note biografie di Hei Wen spiccano subito tre elementi: la morte prematura dei genitori e del fratello, i dieci anni passati in un monastero e la sua attività multiforme, di poeta, ma anche sceneggiatrice, pittrice, video maker, attività che la avvicina a quella del marito, il regista e direttore della fotografia Christopher Doyle. Tutti elementi che poi si ritrovano nella scrittura. Partiamo dal primo: la crudeltà della perdita, che non si risolve in Paradiso, ma anzi la porta all’Inferno.
Non c’è nulla di più doloroso della perdita di un caro. Nel caso di Hei Wen parliamo dell’intera famiglia. Il padre, la madre e il fratello sono figure che ritroviamo in molti versi e in molte poesie, espressamente dedicate a loro. Componimenti che l’Autrice scrive in maniera mai banale, il suo non è mai semplicemente un pensare poetico. Ricordo: l’immagine di lei che canta mentre lavora nei campi con la madre; il padre che dall’oltretomba le mostra visioni dell’ade; il fratello che la spinge sull’altalena… Molti i ricordi, ma non solo. Molte le percezioni extrasensoriali.
Tra l’altro questo lavoro di traduzione mi è piombato addosso pochi giorni dopo la morta traumatica di mio padre, per cui è stato molto doloroso immergersi in questi pensieri e in ciò che Hei Wen mostrava… senza dubbio la morte, la lontananza, la malattia prima di condurre in paradiso, trascinano all’inferno. Chi sa di cosa stiamo parlando ne ha perfettamente cognizione e la nostra amica poetessa non si sottrae al dolore, ma lo attraversa con mille occhi, nuda, come spirito vibrante.
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