Cristina V

a cura di Giorgio Galli

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Firenze, 1 luglio

Caro Chris,

ho ascoltato ieri notte, nell’insonnia, la sinfonia Canto della notte di Mahler. Grazie di avermela mandata. Fa un certo effetto ascoltare di notte una sinfonia intitolata Canto della notte: è come una violenta ubriacatura. Mi ha colpito in particolare la prima Nachtmusik: è una musica traumatica e appassionata, è un incubo e un inno alla vita, una marcia e una danza, è tenerissima, è misteriosa, spigolosa… Mi ci ritrovo.

Oggi fanno due anni da quando la mia amica Fernanda si è suicidata. Sono stata alla messa, ho visto suo marito e i ragazzi, sembra che la serenità in quella famiglia sia tornata e mi sento sollevata. Il suicidio è un atto molto violento verso i nostri cari.

Ti abbraccio Chris, mandami altra musica, mi fa bene all’anima.

Roma, 5 luglio

Cara Lore,

no, non penso che il suicidio sia un gesto violento, penso che in certi casi sia un atto conseguenziale. Tante persone ritengono che la loro vita non abbia più motivo d’essere vissuta e si trascinano perché non hanno il coraggio di compiere un gesto concreto. Chi si uccide ha questo coraggio ed è coerente. Ogni mattina noi compiamo, inconsciamente, una valutazione: mettiamo sulla bilancia i motivi che ci spingono ad andare avanti e quelli che ci spingono a fermarci. Se la bilancia si appende dal lato dei motivi per fermarsi, allora è razionale mettere fine ai propri giorni. Naturalmente io non riesco a immaginare lo stato d’animo di chi arriva a compiere una scelta  così definitiva, ma non lo condanno. Anzi, in un certo senso lo ammiro. Pochi giorni fa ho pensato al diario di Cesare Pavese, che è tutto un poema del suicidio, anche quando parla d’altro, ed è uno dei diari più belli del Novecento.

Noi passiamo le vacanze fermi in stanza perché Ilaria s’è fatta male. Stava uscendo, due giorni fa, ed è caduta prendendosi una distorsione. Adesso non può appoggiare il piede per terra. Io non ho voglia di leggere e trascorro i pomeriggi ascoltando musica mentre lei dorme.

Ti abbraccio, amica mia, ti scorro forte nelle vene.

 

Firenze, 8 luglio

Caro Chris,

sono molto stanca, Jacopo ha avuto un’altra crisi e si stava facendo male. Quest’estate le crisi sono diventate più frequenti, sarà per il caldo, non so, gli autistici hanno delle sensazioni amplificate… comunque non ho niente da dire e volevo solo mandarti un abbraccio prima del sonno.

Ilaria si è ripresa dai postumi della caduta?

 

Firenze, 10 luglio

Chris, caro,

porta pazienza, anche se Silvia non risponde subito non prendertela. Lo sai che è una persona imprevedibile. Magari nella testa ti ha già risposto e aspetta solo di battere alla tastiera i suoi pensieri. Ti mando tutto il mio bene.

 

Firenze, 13 luglio

Chris, caro,

ho l’anima incrinata. Ogni volta che Jacopo urla io sono un vetro che si crepa. A volte penso che non resisterò e un giorno morirò di crepacuore. A volte me la auguro. Certe volte mi sono augurata anche la sua morte purché smetta di stare così. Che vita è una vita senza sguardi, senza nessuna gioia a parte quella di ripetere infinite volte le poche cose rassicuranti, di ripercorrere le stesse strade, rileggere le stesse voci d’enciclopedia, osservare sempre gli stessi riti, e crollare in un modo che non si può rendere a parole, disfarsi, letteralmente, non appena si esce fuori dai binari? Eppure è la sua vita, e devo tutelarla così com’è, perché un’altra vita per lui non è possibile.

Non mi scrivere delle mie fotografie, le mie fotografie sono nulla, io stessa non sono nulla.

 

Firenze, 17 luglio

Mi aspettavo che ti scrivessero in tanti millantatori, invece la tua richiesta è stata ignorata. Questo dimostra quanto poco capisco dei social. Penso che mi staccherò da Facebook, e che condividerò le mie fotografie solo con gli amici. Tanto, non mi aspetto né soldi né gloria. Tutto quello che ho fatto, lo ho fatto solo per me stessa. Potrò dire di essere egoista, non di essere vanagloriosa.

Mandami una musica che mi faccia bene. Ne ho bisogno.

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