Cristina VII

a cura di Giorgio Galli

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Firenze, 20 luglio

Christian caro,

oggi è l’anniversario della morte di mio padre ma mi sento stranamente serena, senza malinconia. Alfredo non se ne è ricordato, è qualche tempo che lo sento assente. Forse è il suo modo di affrontare la malattia di Jacopo, non so, ma mi fa male. Si rifugia in quello che per me è un mondo tutto suo, anche se lui dice che pensa alle cose concrete e sono io quella che vive sulle nuvole. Ti capita mai di sentirti ostaggio degli umori di Ilaria? Io, quando Alfredo ce l’ha con me, divento prigioniera del suo cattivo umore. Mi sembra di averlo deluso ogni volta in qualcosa di fondamentale, e lui non fa niente per liberarmi da questo peso. Mi tiro su ogni volta, ma sono stanca di sentirmi giudicata. Non scrivermi più che non ci occupiamo abbastanza dei nostri cari. Già mi sento dire che trascuro Jacopo per la fotografia. È la mia unica valvola di sfogo, è sopravvivenza per me, è uno spazio sacro che mi permette di vivere oltre me stessa. Altrimenti mi resta solo la miseria di questa vita scandita dalle abitudini immutabili di una creatura ossessiva.

Sembra che finalmente abbiamo messo un punto fermo nella vicenda di Cristina. Un po’ mi dispiace che il suo vero cognome sia Megalizzi: Megale era più bello, aveva un suono greco e dava un senso di grandezza. Secondo me non dobbiamo fare nulla di particolare per rintracciarla, solo scrivere che il suo vero nome potrebbe essere Cristina Megalizzi e che chi ne ha notizie è pregato di farcele sapere. Lo scrivo anch’io sul mio profilo, per quanto mi ripugni tornare a usare il mio profilo…

A presto, scusa se ti ho rimproverato ma la sincerità fra noi è indispensabile e mi sono sentita così male…

Firenze, 23 luglio

Amico caro, vorrei dirti di no, ma l’idea di togliere a Cristina la sua unica possibilità per un mio impuntamento non mi piace. Dì a Silvia che sono disponibile a mettere in mostra anche qualche mio scatto –hai visto, non hai dovuto penare per convincermi.

Qui mi sembra ritornata un po’ di armonia. Merito anche tuo forse, e delle musiche che mi hai mandato. Mi hanno aiutato a ritrovare un equilibrio. Sono stata a casa della madre di quel ragazzo. Era una donna con qualcosa di regale nella sua gentilezza. Ora è una donna nel pieno del dolore, ma è circondata da persone che la amano, le arrivano messaggi d’amore anche da Internet e lei se ne riempie. È affettuosa e tranquilla con tutti, parla con molta calma, dice che suo figlio mostrava solo il suo lato solare e che lei non si è accorta dell’ombra che lo insidiava, ma lo dice con una serenità che non è eccessiva, è solo… serena. Io, al suo posto, mi chiuderei del tutto. La ammiro. Ma le amiche dicono che è troppo forte, che temono il crollo. Ho visto altre madri perdere i figli e so che, prima o poi, la botta arriva. Spero che arrivi senza distruggerla. È una donna radicata nella vita.

A presto Chris. Sentimi in te.

Roma, 25 luglio

Lore, abbiamo una nuova testimonianza su Cristina, ma di tono completamente diverso rispetto alla prima. La incollo qui di seguito.

La donna nelle foto è un’insegnante di Terracina, Cristina Megalizzi. Lo so perché ha insegnato a mia madre e mi ricordo di quando la incontravo, fino a circa venti anni fa. Come insegnante era piuttosto perfida e sadica e i bambini non hanno un buon ricordo di lei.

Le gite scolastiche con lei erano tantissime ore di cammino al caldo e al freddo, accompagnando lei che girava nelle strade alla ricerca di volti da fotografare.

Mia madre raccontava di una bambina che si era ritrovata da sola nel parco mentre la maestra Cristina era nascosta per non farsi vedere, cercando di spaventarla e punirla per qualcosa che aveva fatto. Dava l’impressione di trattare i bambini come cavie, per verificare le reazioni dell’innocenza sulla cattiveria.

Si raccontava di lei che una volta c’era stato un incidente e che era arrivata subito fuori con la macchina fotografica senza prestare alcun aiuto ma violando l’intimità delle persone coinvolte.

Viveva in affitto e cambiava spesso casa. Era un’accumulatrice compulsiva, in una delle case era stata mandata via perché ammucchiava riviste su riviste e aveva provocato danni strutturali con il peso.

Di più non so. Era una persona inquietante e quando la incontravo mi spaventavano i suoi occhi da paranoica.

Adesso abbiamo due personalità e anche due città diverse. Se ha insegnato anche a Roma, è probabile che da pensionata sia rientrata a Terracina. Forse dobbiamo cercarla lì.

(Gli occhi da paranoica li avevo notati anch’io, ma i bambini sono suggestionabili… Che pensi?)

continua […]