Dall’iconoclastia all’arte contemporanea 6, i

a cura di Alex Cantarelli

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Parte III.

Alain Besançon, tra Provvidenza e responsabilità.

1.

Alain Besançon , importante pensatore cattolico francese, ritrova un filo rosso che lega 18 iconoclastia e arte contemporanea. A questo legame concettuale vuole dare un senso fortemente caratterizzato, e negativo. Egli compie l’errore di considerare la storia dell’arte occidentale come un susseguirsi di interventi consapevoli degli artisti stessi, come una loro responsabilità verso la distruzione e l’allontanamento da Dio. E non come una storia in qualche misura “già scritta” e una evoluzione che è tutt’una con la storia stessa. Per Besançon la storia è la storia cristiana. A lui il merito di aver trovato la via di un’analisi, anche nell’enorme fraintendimento delle conclusioni.

Il carattere psicagogico, ovvero di “aiuto” a raggiungere l’idea, dell’opera d’arte cristiana è innegabile, tuttavia l’iconoclastia interna al cristianesimo affonda le proprie radici nel presunto senso di responsabilità dell’artista.

L’arte, ahimè, va dove deve andare, immaginare che un artista abbia il dovere di rappresentare o meno un’opera precisa è un criterio che l’arte supera dal suo interno; potremmo dire che ciò che vale in ambito religioso non vale in ambito artistico.

L’arte secondo Besançon dovrebbe tornare ad aver una funzione di elevazione. Considerare l’arte contemporanea come un epilogo funesto della dimenticanza di Dio è un pensiero settario e tutto sommato inutile. La regola dell’arte è non avere precetti. Secondo Besançon il “rifiuto progressivo 19 della figuratività” è una scelta degli artisti contemporanei compiuta per “la grande paura di essere tagliati fuori dall’arte viva.” La sua idea è che un artista scelga il proprio stile e non che esista una 20 storia ideale dell’arte che porta ogni fenomeno artistico ad essere ciò che è, indipendentemente dalle scelte dell’artista.

L’artista, secondo Besançon prende deliberatamente (e impropriamente) il posto del sacerdote e transustanzia l’orinatoio in oggetto d’arte esattamente come il sacerdote fa con l’ostia durante la celebrazione.

E’ per questo motivo, per questa usurpazione, secondo lui, che la società attuale segue gli artisti e non i preti. “È l’artista che fa diventare arte ciò che vuole, perché si  attribuisce la capacità di vedere l’assoluto.” La tesi è ardita ma risuona come qualcosa che abbia 21 un grado profondo di analisi ma soluzioni e conclusioni a dir poco paradossali.

Besançon ha una prosa impeccabile. Una capacità di analisi eccellente. Il suo grande merito è quello di definire un problema non sulla base dell’idea, ma dell’idea nel suo sviluppo storico, confermando una matrice fortemente hegeliana della ricerca, palesata dalla stessa epigrafe del testo. Besançon 22 ha compreso la lezione heideggeriana che esaltava l’Estetica hegeliana come la meditazione più vasta sull’Estetica perché “pensata in base alla metafisica.”23

Il problema fondamentale di questo tipo di analisi è la confusione che si genera tra apoditticità e volontarismo nella storia. Che è poi l’idea di concepire una storia indipendente dall’uomo, per un verso, mentre per l’altro tale storia viene deturpata e fatta deviare dall’azione politica e culturale dell’uomo. Tale aporia è presente anche nella filosofia della storia del “secondo” Heidegger. E’ qui sotteso un pensiero radicale, e un po’ naïf, tipico di alcune tendenze del pensiero cattolico; quello per il quale a Dio compete lo sviluppo della storia verso un bene che poi l’uomo cattivo e apostata distrugge. Tutto questo sfocia in uno sdegno filosofico verso la storia, per la direzione errata intrapresa e auspica indirettamente un ritorno a una salvezza stabilita che l’uomo moderno avrebbe alterato.

L’analisi merita ovviamente di essere approfondita altrove. Rimane l’idea che la storia non va dove deve andare perché l’uomo ne prende presuntuosamente le redini.

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Note

18 Alain Besançon, L’Image interdite. Une histoire intellectuelle de l’iconoclasme, Collection Folio essais, Gallimard;  trad. it. L’immagine proibita, una storia intellettuale dell’iconoclastia, a cura di M.Rizzi, Marietti 2009.
19 Alain Besançon, a colloquio con Lucetta Scaraffia, da “Vita e Pensiero” n. 2, marzo-aprile 2004
2o ibid.
21 ibid.
22 “E’ da molto tempo che il pensiero ha smesso di insegnare all’arte la funzione di rappresentazione sensibile del  divino” tratta dalla Estetica di G.W.F. Hegel.
23 cfr. M.Heidegger, Saggio sull’origine dell’opera d’arte, in Sentieri Interrotti, Firenze 1968.

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